Novi avisi di Venetia


7-  Moria tra i medici, voto per la chiesa del Redentore e creazione di una ‘zona rossa’


Qui nello spatio di pochi giorni mancorono similmente di vita cinquantasette medici de migliori, chi per essere andati in volta come sforzatamente a riconoscer i morti e feriti, chi per haversi infine indotti da premio a visitar infermi nelle case, o per far servitio ad amici, o per gratificarsi huomini grandi; né giovò loro andar armati d’antidoti e con preservativi, né tenersi un più savio e cauto dell’altro. Era cosa ridicolosa il vedere da alcuni speciali [farmacisti] brevi posti ad alto in lettere maiuscole che dicevano: ‘Preservativo sicuro contra la peste dell’Eccellentissimo tale’, e che dall’altra banda essi tenessero sbarate le porte delle botteghe e mettessero subito i danari che toccavano in aceto per dubbio d’esser infettati, e che poco appresso s’udisse un di loro esser morto insieme con l’eccellenza del Preservativo. Non fu altrimenti vero che l’Eccellentissimo Ravenna [Tommaso Rangone da Ravenna (qui)] fusse uno di quei dal Preservativo che morisse, anzi egli sta meglio che mai e dice di voler prima che mori, appresso tante altre cose degne di memoria che ha fatto, nella città erigere un Museo con una libraria Regia. Sono però ciancie da maligni sparse ch’egli sia stato tutto questo tempo ritirato in casa a stillare l’oro potabile per far cotante spese. Quello che ha speso et ch’è per spendere è del peculio che s’ha ai buoni tempi col suo valore avanzato, e s’egli si sequestrò già in casa da sé medesimo fu per non haversi ad incontrare andando attorno in tal sorte di peste bestiale, che faceva perder la scrimia [il senno] ai più valorosi.

Comparve in Piazza tre sere, una sera dopo l’altra, un huomo incognito, che fu stimato una bon’anima d’un gentilhuomo vestito d’habito di confraternita, con un crocifisso grande in mano cantando con flebil voce le letanie seguitato da molte persone. Il che fu cagione che tutte le contrade della città si missero ad imitarlo, visitando la chiesa di S. Rocco. Ma perché s’intendeva che molti infetti per speranza che Dio gli risanasse ci andavano et infettavano gli altri sani fu vietato l’andar così attorno in processione fuor che alla chiesa di San Marco, la quale ogni mattina faceva la sua d’attorno la Piazza, quando col crocifisso e quando con l’imagine di nostra Donna Madre santissima di gratia. Nella qual processione si vedevano in lunga fila andar con gran devotione molti senatori, nobili et altri del popolo.

Fra tanto visto che la città non prendeva miglioramento, anzi che havendo per l’adietro dato la peste quasi solamente ne poveri cominciava ad urtare ancora in persone ricche e di nobil conditione, crebbe lo spavento et fisse maggiormente nell’animo ad ognuno questo esser senza dubbio per nostri falli un gastigo della divina volontà mandato sopra di noi. Onde il Prencipe col Senato, in segno di dover ottener perdono dal Padre eterno per Christo nostro signore e Redentore, deliberò di erigerli un tempio che fosse nominato del Redentore, nel quale s’havesse a spendere diece mille ducati del publico, e fosse semplicemente fatto di pietre cotte, perchè tanto più presto si finisse. Poi per tre giorni furono fatte publiche supplicationi a sua Divina Maestà et il terzo in chiesa di S. Marco, dopo essersi fatta la procesione et dettosi la messa, sua Serenità, stando ai gradi del choro, dove era stato dirizzato un altare, lagrimando si voltò al popolo e gli parlò prima intorno alla giustitia e clemenza divina nel gastigar e perdonar a popoli, in che molto si estese citando diversi essempi della scrittura, et come lasciato il popolo eletto affligere un tempo dalla crudeltà di Faraone infine lo liberò miracolosamente facendolo passar sano e salvo il Mar Rosso, sommergendovi dentro Faraone con tutto l’essercito suo. E se poi detto popolo veniva a patir fame in deserto li fece per cibarlo piover la manna dal cielo, et così sendo assetato diede virtù a Mosè, che percossa la pietra con la verga indi per cavarle la sete ne scaturisse in gran copia acqua dolce e soave, e finalmente lo fece andar salvo in terra di promissione. Onde si doveva similmente haver ferma fede che sua Divina Maestà non ci volesse veder affatto destrutti, ma dopo tante tribulationi dateci per nostri peccati ne dovesse soccorrere, convertendo il nostro pianto in allegrezza, pur che si convertissimo a lei col cor contrito et humiliato, che così confortava tutti a fare. Et volgendo sua Serenità la faccia verso l’imagine del Redentore, con pietoso affetto disse: ‘Dicam Domine sicut dixit David Rex: servus tuus ego sum, qui peccavi, iram tuam in me converte. Parce Domine, parce populo tuo’ [Si dica al Signore come disse Re David: sono il tuo servo che ha peccato, volgi la tua ira su di me. Perdona, Signore, perdona al tuo popolo]. Et detto come faceva voto di erigere a sua Divina Maestà, come a nostro Redentore, un tempio, il quale sarebbe per sempiterna memoria di tal atto di clemenza e perdono ogn’anno da lei e suoi successori visitato, indusse in ciascun gran tenerezza di core e speranza che’l signor Dio fosse per abbreviar i giorni dell’ira sua, e per rimirarci con gli occhi della sua misericordia.

Parve d’allhora inanzi, essendo il mese di settembre, che le cose andassero migliorando nei tre sestieri di là dal ponte di Rialto, che sono S. Polo, Santa Croce et Ossoduro, et che negli altri tre di qua dal ponte, che sono Castello, San Marco e Canaregio, andassero peggiorando. Per il che il Senato, per non mancar di tutti i possibil rimedii così divini come humani, deliberò di sequestrar per otto giorni tutte le persone dei sopradetti tre sestieri più offesi in casa, fuorchè alcuni pochi ministri, e di soccorrer del publico per detto tempo i poveri che vi fossero di sei soldi al dì per testa. E mentre che si stava discorrendo che non se ne farebbe nulla, sì come fu fatto ancora dell’altra simil deliberatione, fu publicato che’l sequestro incominciasse agli otto d’ottobre, che fu il giorno seguente a quel di Santa Giustina celebrato in memoria di quel felice giorno della vittoria navale [battaglia di Lepanto]. Furono poste le sbarre a mezo il ponte di Rialto con le guardie che non lasciassero transitar alcuno senza licenza in scrittura de superiori. Si missero similmente le guarde per ogni contrada, et alla Piazza di S. Marco, oltre alla guarda di notte degli huomini dell’Arsenale, si fecero star le due fuste [galee da guerra] armate dell’Eccellentissimo Conseglio di X. Fu per ogni contrada fatta abbondante provisione di pane, vino, carne e d’altre cose necessarie per lo vivere, havendo carico li deputati et altri ministri di andar ogni giorno alle case de sequestrati e far ch’havessero prontamente a prezzo honesto le cose che dicevano fargli bisogno. Il non veder poi in quella parte sequestrata della città nessuna persona andar indietro et inanzi rendeva horrore e mestitia grande. A me, che come nodaro alcuna volta avvenne d’andarvi a rogar testamenti, s’arrizzavano bene spesso i capegli, e caminando per quella solitudine mi pareva quasi trasognato di andar smarito nel mezo del silenzio della notte per luoghi ermi e selvaggi, né tallhora potevo ritener le lagrime considerando come sì gran città, celebre per tutto il mondo di tanto negotio e suolita esser frequentata da popolo infinito, si trovasse così diserta et abbandonata. Non si vide in questo tempo che detti sestieri migliorassero, anzi parve che gli altri di mortalità ritornassero a caminar del pari, e trattandosi due giorni in Senato di prorogar il sequestro fu dopo lunghe dispute risoluto di non farne altro, ma che s’attendesse ad estinguer la peste con le suolite provisioni, e massimamente con pregar il grande Iddio che vi mettesse la sua mano santa.


Leggi anche le testimonianze dei documenti (qui)


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matelda abate
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matelda abate

Ho trascorso la giornata di ieri a leggere e rileggere la pubblicazione degli “Avisi” relativi alla peste del 1576. Grazie per questo splendido e illuminante lavoro. Il Progetto Rialto ne risulta arricchito e ancora più fertile di idee e di sviluppo.. Speriamo che presto si possa riprendere il programma di incontri bruscamente interrotto. Il lungo periodo di “fermo immagine di Venezia”, da voi così utilmente utilizzato, può spingere a fare del Progetto Rialto un luogo di scambio e di elaborazione propositiva e progettuale più creativa e interdisciplinare. Con una visione che faccia riferimento proprio alla importanza e originalità della storia… Leggi il resto »

Monica Fontanive
Ospite
Monica Fontanive

Emoziona leggere che chi ci ha preceduto ha provato tanto sgomento nel veder la nostra città deserta …Testimonianze inestimabili, grazie per aver promosso e divulgato tanta ricchezza, scalda l’animo.

Micaela Portinari
Ospite

E’ incredibile constatare la straordinaria attualità di questi documenti e di come la storia sia insegnamento e bagaglio di necessaria conoscenza per essere consapevoli attori del futuro anche se ahimè non sempre ci rende migliori. Ringrazio molto Donatella ed Elena che mi hanno fatto conoscere questo progetto e tante energie hanno dedicato a questa importante iniziativa che merita di essere alimentata e promossa.

Peter Clark
Ospite
Peter Clark

Many thanks for sharing this fascinating article with me. I knew a bit about the plague controls in the 16th century but I did not realise how close our current ones mirrored them. I think the only very big difference is that in many early cities the rich decamped to the countryside, which aggravated the economic and social problems in the cities.
In the modern world the concentration of medical resources in the big centres makes it less attractive for the better off to move away

Chiara
Ospite
Chiara

L’ho letto. Fantastico e incredibile. Le strade vuote, la gente in casa. Tutto questo mi sembra assurdo.
Seguirò anche gli altri articoli che pubblicherete. Grazie ancora

Hidenobu
Ospite
Hidenobu

Grazie mille per il prezioso articolo sull’esperienza storica dell’epidemia del 1576 che sembra proprio identica a quella di oggi.
E’ una cosa incedibile vedere e sapere di una simile ripetizione..
Possiamo imparare dalla storia e cogliere molti suggerimenti efficaci da questo vostro studio.