Novi avisi di Venetia


3- La città è deserta e silenziosa


Hor qui usandosi di metter in scritto alla pietra del bando di S. Marco tutti quelli che nella città giornalmente morivono dal male, al principio di luglio cominciò la polizza [bollettino] ad esser così numerosa che spaventava ciascuno, onde i Prencipi d’Italia bandirono questa città non volendo meno che i corrieri andassero né venissero con littere. Gli ambasciatori se n’andorono lontani a salvarsi. Gli forestieri similmente partirono quasi tutti. La maggior parte de gentilhuomini, de cittadini e d’altre agiate persone si ritirarono in villa. I mercanti di panni di seta e di lana, che davano da vivere a doi terzi della città, levarono mano di far lavorare. Il negotio fra mercanti si levò in tutto dalle piazze. Li marzari di S. Marco, di Rialto e quasi tutti gli artefici serrarono le lor botteghe. Lasciarono il Palazzo [Ducale, dove si tenevano i processi] i litiganti e gli avvocati, et i giudici et altri ministri della ragione lo abbandonarono parimente. Le piazze erano sgombre di gente e per le vie si caminava senza che l’uno urtasse l’altro. Non s’udivano più suoni, né canti, né altri dilettevoli intrattenimenti per le strade e canali, ma in lor luogo si sentivano del continovo pianti, singulti, lamenti, strida et ullulati di persone che si cruciavano, chi del male e chi della morte infelice de suoi.

Onde io considerando lo stato così miserabil della città me n’andava col cuore tutto squarciato, imaginandomi di vedere su la porta della Chiesa di San Marco Hieremia profetta vestito di sacco e di cilicio, che piangendo dirottamente dicesse: ‘Quomodo sedet sola civitas plena populo; viae Sion lugent, eo quod non sint qui veniant ad solemnitatem; omnes porte eius distructae, sacerdotes eius gementes, virgines eius squalidae, et ipsa oppressa amaritudine, non est qui consoletur eam ex omnibus caris eius, omnes amici eius spreverunt eam et facti sunt inimici; Hierusalem, Hierusalem convertere, convertere ad Dominum Deum tuum’ [Come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo; le strade di Sion sono in lutto, nessuno si reca più alle sue feste; tutte le sue porte sono deserte, i suoi sacerdoti sospirano, le sue vergini sono afflitte ed essa è nell’amarezza; nessuno la consola fra tutti i suoi amanti, tutti i suoi amici l’hanno tradita, le sono divenuti nemici; Gerusalemme, Gerusalemme convertiti, convertiti al Signore Dio tuo (Libro delle Lamentazioni 1 : 1-8)]. Non fu mai veduta per ricordo d’huomini né letto per memoria de scrittori la città oppressa da così gravi travagli come a quel tempo. Onde il Beatissimo Padre Gregorio XIII, con paterna carità, mandò per soccorrerla di gratie sprituali due motu proprii [decreti papali]. Per l’uno de quali, come Vicario in terra di Christo nostro Signore e Redentore, dava, pregando Sua Divina Maestà, pace e benedittione alla città, e per l’altro perdono e remissione de peccati a quegli infelici che morendo dal male non era lor conceduto di ricevere i santissimi sacramenti della Chiesa. Dall’altra parte Monsignor Reverendissimo Trivisano, Patriarca di Venetia, fece publicare un Giubileo da pigliarsi confessi e contriti nel dì della Madonna d’Agosto, et insieme diede ordine che ogni giorno dopo Nona e l’Ave Maria si reiterasse il suono della campana, perché il popolo inginochiato dicesse tre Pater Nostri e tre Avemarie, pregando la bontà d’Iddio che lo campasse da tanto flagello; sì come ancora tuttavia si va con molta devotione osservando.

Seguiva la peste facendo ogn’hora maggior stragge, et inducendo ogni dì maggior terrore e compassione de poveri infetti, i quali non senza lagrime ancora de circostanti si vedevano esser portati giù alla porta dai figliuoli, da padri e dalle madri, e quivi spogliateli nudi mostrare corampopulo i lor corpi a medici da sindicarli, convenendo far l’istesso dei morti. Come è toccato a me di portarne tre che mi sono mancati, cioè la madre, la fante et un nipote, i quali ancorchè non havessero havuto né in vita né in morte segno alcuno di peste furono nondimeno dal medico della contrada dati di rispetto [morti per cause incerte]; e fui costretto, stante un ordine che dui rispetti facevano un sospetto [morti per peste], star in casa sequestrato quaranta giorni. Caso troppo miserando era quello di coloro che stavano soli in casa, che se per sorte s’amalavano, non essendo chi gli porgesse aiuto alcuno, miserabilmente morivano, e come stavano due o tre giorni senza comparire a dar conto di sé si sospicava la morte loro; onde i pizzigamorti [monatti] entrando in casa, o rompendo la porta o salendo per le finestre, li trovavano morti o su letti o per terra o altrove, segondo che dalla rabbia del male erano stati traportati. Era poi cosa spaventevole il vedere per la città le migliaia delle porte delle case in segno di sequestro incrosate di tavole. Ma molto più horribile spettacolo era la quantità delle barche che di continuo su e giù andavano, alcune a Lazareto Vechio cariche de feriti e di morti tutti mischiati insieme, altre a Lazareto Novo cariche di sani, altre con brigate ch’andavano al detto Lazaretto per far il regimento della contumacia di quaranta giorni remurchiate da altre barche. Altre poi si vedevano andar fuori a certi luochi dessignati cariche di spoglie da sacrificarsi a Vulcano, et altre ritornar alla città cariche di povere vedove et infelici pupilli con un solo vestito indosso lugubre di tella negra [che avevano finito la contumacia]; la maggior parte de quali quando erano sbarcati rimanevano confusi et quasi fuor di sé stessi, non havendo molti casa né tetto da poter ricovrarsi, e pur vedendosi come per miracolo tornati in vita non restavano di mandar sino al cielo lodi e ringratiamenti al signor Dio. Tutte queste cose rappresentavano un tristo e doloroso trionfo di morte, il quale più appariva horribile e fiero quanto che pareva che la giustitia di Dio ci lo havesse a punto così mandato per contraporlo per riverscio della medaglia al magnifico et fastoso trionfo fatto già, come dissi, nel ricevere il Re Christianissimo di Francia.


Leggi anche le testimonianze dei documenti (qui)


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matelda abate
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matelda abate

Ho trascorso la giornata di ieri a leggere e rileggere la pubblicazione degli “Avisi” relativi alla peste del 1576. Grazie per questo splendido e illuminante lavoro. Il Progetto Rialto ne risulta arricchito e ancora più fertile di idee e di sviluppo.. Speriamo che presto si possa riprendere il programma di incontri bruscamente interrotto. Il lungo periodo di “fermo immagine di Venezia”, da voi così utilmente utilizzato, può spingere a fare del Progetto Rialto un luogo di scambio e di elaborazione propositiva e progettuale più creativa e interdisciplinare. Con una visione che faccia riferimento proprio alla importanza e originalità della storia… Leggi il resto »

Monica Fontanive
Ospite
Monica Fontanive

Emoziona leggere che chi ci ha preceduto ha provato tanto sgomento nel veder la nostra città deserta …Testimonianze inestimabili, grazie per aver promosso e divulgato tanta ricchezza, scalda l’animo.

Micaela Portinari
Ospite

E’ incredibile constatare la straordinaria attualità di questi documenti e di come la storia sia insegnamento e bagaglio di necessaria conoscenza per essere consapevoli attori del futuro anche se ahimè non sempre ci rende migliori. Ringrazio molto Donatella ed Elena che mi hanno fatto conoscere questo progetto e tante energie hanno dedicato a questa importante iniziativa che merita di essere alimentata e promossa.

Peter Clark
Ospite
Peter Clark

Many thanks for sharing this fascinating article with me. I knew a bit about the plague controls in the 16th century but I did not realise how close our current ones mirrored them. I think the only very big difference is that in many early cities the rich decamped to the countryside, which aggravated the economic and social problems in the cities.
In the modern world the concentration of medical resources in the big centres makes it less attractive for the better off to move away

Chiara
Ospite
Chiara

L’ho letto. Fantastico e incredibile. Le strade vuote, la gente in casa. Tutto questo mi sembra assurdo.
Seguirò anche gli altri articoli che pubblicherete. Grazie ancora

Hidenobu
Ospite
Hidenobu

Grazie mille per il prezioso articolo sull’esperienza storica dell’epidemia del 1576 che sembra proprio identica a quella di oggi.
E’ una cosa incedibile vedere e sapere di una simile ripetizione..
Possiamo imparare dalla storia e cogliere molti suggerimenti efficaci da questo vostro studio.