Documenti – 8. Disinfestazioni

Trascrizioni a cura di Luca Molà


a – I Grigioni specialisti nella purgatura delle case

b – I cassoni per la purgatura dei tessuti di Felice Brunello

c – Il metodo di purificazione delle “robbe” e delle case di Marc’Antonio Lanza Quadrio

d – Luoghi assegnati ai sestieri per la purificazione delle cose e relazione sull’efficacia della procedura

e – Severe punizioni dei furti e delle angherie di guardiani, barcaioli e monatti

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a – i Grigioni specialisti nella purgatura delle case


Archivio di Stato di Venezia, Provveditori alla Sanità, b. 6, c. 114v


7 novembre 1576

Grisoni possino andar per le case netando le robbe

Havendo li Clarissimi Signori Sopra Provededori et Provededori alla Sanità (…) visto le buone operationi fatte per li Grisoni venuti in questa città per liberar le robbe infette, et havendo fatte diverse buone opere in tal negotio, sue signorie Clarissime hanno terminato che li detti possino andar in cadauna casa della città dove sarano richiesti per nettar le robbe infette, però con licentia et mandato dell’Officio nostro della Sanità, acciò possino in dette case far et usar quella solita diligentia nel nettar quelle come hanno fatto per il passato, faccendosi satisfar dali patroni di esse robbe con convenienti et non eccessivi pretii. Con dechiaratione che non possino pretender credito alcuno con il presente Officio per conto di haver fatto la prova in diverse case et contrade, essendo che questo ciede a suo benefficio, che per rispetto di essa prova fatta et riuscita vengono chiamati in molti luoghi dove che ne ricevono comodo et non mediocre, Et così è stato terminato a bossoli et balotte.

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b – I cassoni per la purgatura dei tessuti di Felice Brunello

Nell’autunno del 1576 ricompare davanti alle autorità Felice Brunello, le cui casette per la quarantena delle persone sane alle Vignole (vedi i Documenti dell’Episodio 4) rimanevano sfitte. L’ingegnoso tecnico propone allora una modifica che possa trasformarle in centri per la purgatura di tessuti, materassi e cuscini potenzialmente infetti, chiedendo il privilegio di avere l’esclusiva su questa operazione in città. Il governo gli concede però solo il monopolio per l’uso dei suoi speciali cassoni e altri contenitori, che equivale a una forma di brevetto per la durata della pestilenza.


Archivio di Stato di Venezia, Provveditori alla Sanità, b. 6, c. 153v


Autunno 1576

Signori Illustrissimi


Io povero Felice Brunello fabricai le case mie sopra le lagune alle Vignole, laudate da ognuno et reuscite a tutti che vi sono stati dentro bene, et per la cativa fama delle case de S. Rasmo queste mie per questo hanno perso il credito, che non trovo da affitarle, che ne faria bon mercato. Et perché le Signorie Vostre adoperano in questa città le chiovere [tiratoi per i pannilana], et danno anco licentia che nelli orti et case de particolari si sborino robbe, maggiormente dieno a me povero Felice Brunello dar licentia et libertà di poter affittar ditte mie case per sborar robbe a quelli che sarano meco d’accordo, le qual sono lontane da Venetia et sopra le laghune, tutte separate dalle altre. Et son per far ad ognuna de ditte casete un liagò [solaio in legno] da dredo comodo per far questo servitio, et de più mi obligo a mie spese tenir un vardiano che non lasserà entrar né uscir alcuno senza mandato de ditte casette, il che tornerà di molto benefficio a particolari et di comodo alle Signorie Vostre, et a me di benefficio. Et esse si degnerano darmi buona licentia in scrittura che possa liberamente affitarle, et da molti già mi vengono richieste, perché tutti starano sicuri con comodità di poter sborare le robbe et allogiarvi, altramente mi bisogna per non consumarmi affatto darli del martello dentro, acciò che non disfacino me. Et Dio faccia che non habbino mai bisogno di queste mie casete, perché invero non fu mai fatto cosa più buona, più a proposito et comoda in questi tempi di dette mie casette, ben vedute et laudate dalli Signori et dal Prior de Lazaretto Novo, et da ognuno. Et sopra il tutto pregho le Signorie Vostre che vogliano espedirmi subito et con la gratia come gli chiegio, et mi raccomando.


Archivio di Stato di Venezia, Senato Terra, reg. 51, c. 193r


6 novembre 1576

Ancora che io Felice Brunello per l’esperientia conosco haver poca fortuna con questo felicissimo Imperio, havendome fatte molte prove et conseguitone molta laude di parole, ma di premio nulla, a talchè mi trovo povero et posso con verità dir bisognoso, et però continuo nell’istesso desiderio di servir et di trovar nove et belle inventioni, et de sborar robbe di seda, di lino et di lana, et le caselle per me fatte pono ad ognuno far veder come siino reusite, et di sanità per la contumatia fatta in quelle et per le robbe sborate, che a laude del signor Dio tutti sono riusciti in bene, et io ne ho fatto male per causa delle caselle di S. Rasmo. Et nonostante questo per la molta fede mia verso questo Illustrissimo Dominio et per l’amor che io porto alla patria torno da novo a provar la mia fortuna con le Signorie Vostre Clarissime, rechiedendoli come altre volte ho fatto che sotto fede publica mi sia osservato et fatto osservare quanto mi serà promesso per questa scritura in materia di meter in aqua salssa pani di lino, drapi di lana, stramazzi et ogni altra cosa, et prima:

Che non possa alcuno, sia chi esser si voglia, metter né far metter in acqua sotto qual color si voglia robba di sorte alcuna se non venirano da me.

Che quelli che vorano meter in aqua nelli miei edifitii robbe ut supra siano obligati pagar a me per ogni cassa comuna lire 6 soldi 4 [equivalenti a 1 ducato], et quelli che haverano fede de esser mendichi et che non haverano più de una cassa pagar debbano lire 3 soldi 2 per ditta cassa per li giorni quatro, et tanto più quanto stessero in acqua, non essendo il dover che li lochi mi siano tenuti impediti senza pagamento, et che non si possi portar via la robba se non sarò prima pagato.

Cha il vardian o vardiani siano posti come farà bisogno per le Signorie Vostre, con sallario de ducati sei al mese, overo lassiarli trovar a me che per tanto li troverò, dovendo esser pagati da me.

All’incontro mi obligo di far dove comanderano Vostre Signorie, però che sia loco comodo, tanti cassoni o altri edifitii comodi per meter le robbe in aqua per giornata che suplirano al bisogno loro, a tutte mie spese, con questo che mi sia imprestato quatro arade grande buone dell’Arsenal senza pagamento alcuno.

Che le Signorie Vostre siano obligate de darmi et farmi dar tutto le robbe che si attrovano in suo potere a S. Andrea della Certosa et altrove per meter in detti miei edifitii.

Che li stramazzi mi sia pagato lire 2 per ognuno, et li cavazzali [capezzali] soldi 6 et li cussini soldi 2.

Che tutta la robba mi sia descargata et posta dove che io ordenerò, o che sarà dalli miei ordinato a tutte spese del patron della robba, et che siano obligati anco venir imediate a tuor detta robba a tutte sue spese.

Avvertimenti, ordini ed editti raccolti a Milano da Ascanio Centorio degli Ortensi pp. 154-155

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c – Il metodo di purificazione delle “robbe” e delle case di Marc’Antonio Lanza Quadrio

Un altro metodo per la purificazione dei capi di abbigliamento, delle suppellettili e delle case stesse è presentato da un individuo proveniente dal Cantone dei Grigioni, forse un membro delle squadre che intervenivano in quel periodo per sanitizzare le case. Il proclama dei Provveditori alla Sanità, qui riportato a stampa, descrive con abbondanza di particolari le procedure che prevedevano l’impiego di fumigazioni profumate, bolliture, sabbia e acqua salsa corrente..


Archivio di Stato di Venezia, Senato Terra, reg. 51, c. 193r


24 ottobre 1576

Ordeni et modi di netar le case et robe infette

Non si dovendo mancare di far ogni provisione et usar tutti quelli remedii che possono liberar dal contaggio le robbe delle case infette, essendone di esse grandissimo numero, il nettar delle quali è il principal fondamento di liberar con l’agiuto del signor Dio questa città dal presente contagio. (…)

Li Clarissimi (…) Provededori, oltra li altri buoni ordeni et provisioni fatte in questa materia, essendoli stato raccordato da messer Marc’Antonio Lanza Quadrio di Valtelina de Grisoni modo di liberar con pochissima spesa le case et robbe infette, sì come per due scritture a sue Signorie Clarissime presentate et che qui sotto saranno registrate, et per la prova per lui fatta et da sue Signorie Clarissime conosciuta vera, sicura et approbata, hanno a bossoli et ballote terminato che ad ogni sestiero sia assignato loco in questa città o fuori (…) dove si possano metter tutte le robbe de cadaun sestier separatamente, in quel modo che per le sudette scriture è dechiarito. (…)

Scritture presentate per messer Marc’Antonio Lanza de Quadrio de Valtelina nominate nella oltrascritta terminatione.

Clarissimi et Eccellentissimi Signori Patroni miei osservandissimi

Io Marc’Antonio Lanza da Quadrio de Valtellina, vedendo le mercantie che si fanno per questa honorata città in nettar case et drapi in danno di ogni persona, massime de poveri, et sì come debbono netar più imbratono per voler far presto l’opera per guadagnar più in grosso, talchè ne dubito che la povera città quando penserà esser libera sarà tutta imbratata, così piacendovi il rimedio datovi per me del nettar tanto le case quanto li drapi, qual è facile da far con poca spesa. Così ho pensato ancora il modo di far tal impresa, et che si levi tante marcantie che si fanno, et esser sicuri che sarà netta con pocca spesa, et espedita di nettar la città magnifica a honor et gloria del Spirito Santo, il qual da tale inspiratione.

Prima si daghi per qualonque sestiero il loco da netar tutti li drapi fuori della città, overo dove meglio appare a sue Eccellentissime Signorie che sia a proposito a far tal impresa, et che uno sestier stiino separati dall’altro. Poi tutti li sestieri facciano provisione ad uno per uno delli homeni infetti et netti che fano bisogno a far tal opera, et trovar le caldiere che fa bisogno per bolir li drapi che vano boliti, et di legne. Poi si faccio uno prior per qualunque sestier che stia nel luocho che sarà deputato. (…)

Si potrà assignar un luoco da sborar et asciugar tal robba, così io spero in Dio si libererà la terra facilmente et presto, et ognuno haverà il suo et non sarano assassinati dalli maligni. Poi in questo mezo che si mette li drapi sia netato le case con diligentia et datto li profumi, et fatto questo sia deputato un homo per contrà che vadi a riveder le case se sono nette, perché tutti possono andar in le case quando sono profumate, et ogni contrada daghi ispeditione a netar le case, massime delli poveri, acciò si possino metter al coperto, et spedite che saranno le case de poveri attender alle altre. Tutte queste cose si facciano in nome de San Marco, acciò le cose vadino con maggior timore, con buon ordine. (…)

riuscita vengono chiamati in molti luoghi dove che ne riceveno comodo et non mediocre. Et così è stato terminato a bossoli et ballote.

Avvertimenti, ordini ed editti raccolti a Milano da Ascanio Centorio degli Ortensi pp. 256, 257, 258

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d – Luoghi assegnati ai sestieri per la purificazione delle cose e relazione sull’efficacia della procedura


Archivio di Stato di Venezia, Provveditori alla Sanità, b. 6, c. 118r-v


27 ottobre 1576

Clarissimi come fratelli.

Mandiamo alle Magnificentie Vostre una terminatione per noi fatta in matteria di far metter le robbe delle case infette in aqua salssa corente per levarli del tutto il contaggio, sì come si vede esser benissimo riuscito a Murano. Però con ogni loro solita diligentia le non mancherano di far che sii essequita, faccendo che per li picigamorti siano poste le robbe in aqua nelli vivèri [contenitori di vimini intrecciati per tenere il pesce vivo], cesti, et altre cose alla presentia delli vardiani o altri che a ciò dalle Magnificentie Vostre sarano deputati, con far bolar in piombo o serar in modo che non si possi più aprir detti vivèri o altro, et che nell’officio suo sia tenuta diligentemente nota del giorno che esse robbe saranno poste in acqua et del giorno che sarano cavate, acciò si veda che esse robbe siino state in aqua il suo debito tempo limitatoli per essa nostra terminatione. Et apresso li mandiamo un’altra terminatione.

Al sestier di Castello. Il canale che si parte dai Castelli et passa apresso la Certosa fino al ponte de Castello

Al sestier di San Marco. Il restante del detto canal dal ponte de S. Piero andando da dredo all’Arsenale fino al Rio de Santa Iustina, et più oltre facendo bisogno

Al sestier di Canareggio. Il restante del detto canal il qualche luogho che fosse buono dal canal de S. Zuanne et Paullo fino a Santo Alvise con il Canal di Murano

Al sestier de Santa Croce. Il canal che parte da Santa Chiara et va a Santa Marta

Al sestier de San Pollo. Il canal che passa per il Ponte Longo della Zudecha

Al sestier d’Osso Duro. Il restante del Canal Orfano, il qual sarebbe bastante per tutti doi li sestieri d’Osso Duro et di Santa Croce.


Archivio di Stato di Venezia, Provveditori alla Sanità, b. 6, cc. 120r-121r


28 novembre 1576

Relation del Morello scrivan dell’Officio circa le robbe poste in aqua per li sestieri

Essendo io Cornellio Morello scrivan dell’Officio della Sanità andato di ordine di Vostre Signorie Clarissime in alcuni luochi dove sono poste robbe in aqua a purgarsi, et anco per veder et intender quanto da quelle intorno a ciò mi è stato comesso.

Dico adunque esser questa matina andato a San Hieronimo in barca dredo le case de ca’ Moro che sono in capo la fondamenta per mezo le chiovere, et haver ritrovato che dredo esse case in quella sacca sono state poste in aqua lighatte a delli palli novanta casse in circa con robbe dentro, alcuni burchi da pescadori dove sogliono tenir il pesce, et alcuni stramazzi ligati insieme, et ancor un letto in una cassa. Le qual robbe sono in luoco dove l’acqua non ha corso per non esser in canale ma sopra il seco o paludo, dove l’acqua non core molto, et la maggior parte delle casse sono piene e stivate de drapi, per quanto mi ha refferto uno che dice esser vardiano di esse robbe che ritrovai là. Erano senza busi di sorte alcuna, et alcune poche è statto fatto delli busi con delle verigole, ma pochi et piccioli, et ad alcune distropato solamente quelli busi che sogliono esser ordinariamente nelle tavole, che non erano più di tre o quattro per cassa, le qual tutte casse stano più sopra acqua che sotto, in modo che giudico che le robbe vi sono dentro non siano ben del tutto bagnate sì che stano così sopra l’acqua, come anco perchè essendo così piene de drapi et senza busi o pochi l’acqua non puol se non con dificoltà entrarvi dentro et uscir, et li stramazzi et letti stanno talmente sopra l’aqua che più della mità, cioè quella parte che è sopra l’aqua, è assiuta quasi del tutto. (…)

Partito di là andando verso Santa Marta ho ritrovato dredo l’orto di padri di San Ioppo tre burchi affondati quasi arente il muro de l’orto, pieni di robe et di aqua con sassi et legnami sopra le robbe, che le tengono fracade sotto aqua in essi burchi. Doi delli quali hanno un coperto di tavole in foza de una stantia, et l’altro è discoperto, apresso li quali vi sono legati alquanti burchi di pesse con robbe. Nel qual locho l’aqua non ha corso di sorte alcuna, anci che li burchi sono del tutto in secco et l’aqua non va di sopravia li burchi (…)

Continuando poi l’andar verso Santa Marta ho veduto a diversi pontilli fatti in terra da quelli pescadori per poter arivar con le barche, per esser secco et pocca aqua, ligati delli burchi et casse et letti butati in aqua, alla vardia delli quali non vi era alcuno, et stavano quasi del tutto fuori di aqua, la qual non ha corso di sorte alcuna.

Et finalmente gionto a Santa Marta ho ritrovato per mezo la chiesa, vicino a terra, 150 casse in circa poste in acqua una dredo l’altra ligate a delli palli, alcune barche affondate piene di robbe, delli burchieli da pesse et delli vivéri con robbe. Parte delle qual sono in un principio di un canal dove l’aqua è alta et ha assai buon corso, et parte sono anco verso terra sopra il paludo dove l’aqua non core tanto, ma però le casse, letti et stramazzi sono sopra l’aqua et senza busi, di quel modo apunto che sono quelle ho veduto a San Hieronimo. Et a questo loco ho ritrovato doi in una gondola qualli mi hanno detto che sono posti per vardiani di quelle robbe dalli Clarissimi Presidenti del sestier d’Orssoduro. (…)

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e – Severe punizioni dei furti e delle angherie di guardiani, barcaioli e monatti


Archivio di Stato di Venezia, Provveditori alla Sanità, b. 6, c. 97v-99r


5 ottobre 1576

Ordeni delli Sopra Provededori et Provededori alla Sanità da esser osservati

Vedendo li Clarissimi Signori Sopra Provededori et Provededori all’Officio della Sanità li grandi et molto importanti disordeni introdotti così nelli sestieri come nelle contrade di questa città dalli fanti, picegamorti, barcaruoli, vardiani et altri ministri, imperochè non solamente si fano lecito essi fanti et vardiani conversar strettamente con essi picegamorti, ma con loro andar alli maghazeni [rivendite di vino], mangiar, bever et giocar, abandonar le piate delle robbe sottoposte al suo governo et sua guardia, far li suoi servitii senza alcun riguardo di quelli che caminano et vano per la città, et similmente essi picegamorti con poco rispetto giocar alle carte et altri giochi nelli rii, fermarsi in quelli a mangiar consumando il tempo in tal effetti, et non lavorando secondo l’intentione delle Clarissime sue Signorie et debito loro, et cometendo altri defetti con manifesto pericolo et evidente caggione che si alonga et nutrisca il male che regna nel presente tempo. Et intendendo con ogni loro provisione possibile a solevamento della città rimediar ad essi disordini, acciò agionto il favor et la gratia del signor Dio quel buon regimento delle cose che è necessario in questa importantissima occasione si cerchi con ogni studio et attendi alla liberatione del male in essa città, fano publicamente saper et intender a tutte le sorte de ministri sopradetti.

Che non sia alcun fante o vardiano, soprastante o altro sotto qual nome si voglia che servi, sia di che sestiero o contrada esser si voglia, <che> ardisca mangiar, bever o praticar con li picegamorti che conducono nelli servitii, così delle case come delle persone, nemeno permeter che loro si fermino nelli rii a mangiar, bever o giocar come fanno, ma debano essi picegamorti o netesini tirarsi alla large nelli canali grandi a mangiar, non strepitando o facendo rumori et insolentie di qual si voglia sorte, et stando essi ministri da loro lontani, sotto pena così a l’uno come all’altro di loro di bando, galea, pregione, ac etiam [e anche] della vita, secondo il fallo che haverano comesso.

Che non sia alcuno ministro che servi in qual si voglia loco in questa città sotto qual si voglia nome che ardisca abandonar la piata o altra barca di robbe che facci cargar di case infette o di scovazze, nemeno lasciar esse piate o barche alle rive così publiche come private caricha di esse robbe da un giorno all’altro, ma debino con prestezza cargarle et imediate condur via non lassandosi sopragionger dalla notte, sotto tutte le pene predette.

Et perché essi netezini et picegamorti lavorano lentamente consumando il tempo in mangiar et giocar, dimorando longamente nelle case dove vano robbando quello che possono nasconder, debbano essi netezini dar principio a lavorar la matina all’alba.

Et li fanti et ministri siano obligati quelli sollecitar al suo officio et non li comportar alcuna cosa mal fatta, coprendo li loro deffetti o defendendoli da quelli a chi usassero insolentia o facessero robamenti, sotto le pene dette di sopra. Et trovandosi essi robamenti, venendosi in cognitione de quelli, così ad essi ministri se fossero complici come ad essi picegamorti, di esser imediate apicati per la golla.

Non possino in alcun modo li picegamorti o netezini in questa città caminar di giorno senza guarda né in modo alcuno da l’avemaria in dredo, et la note lasciarsi trovar in terra sotto pena di esser impicati per la gola et esser amazzati impune da cadauno che li trovasse caminar di note con guarda o senza, né possano star su le porte dove stano ma tenir debano de continuo esse porte serate.

Debino de cettero essi picegamorti d’ogni sorte poner le sue campanelle alle gambe, operando, caminando da un loco all’altro, sì come fa bisogno, et similmente le donne che fanno nete le case accomodate alle bracia, in modo che si sentino dove sono o dove vano, acciò ognuno si possi vardar da loro incontrandoli et schivar pericoli che potrebono occorer, non lasciandosi trovar in modo alcuno senza esse campanelle, sotto tutte quelle pene maggiori che pareranno a sue Signorie Clarissime.

Non possino essi netezini o picegamorti portar pugnali o altre arme offensive di qual si voglia sorte in questa città né fuori della città sotto tutte le pene sopradette.

Et perché le barche che conducono li feriti et morti vano per li canali senza alcun riguardo, urtando qua et là, fermandosi senza occasione di sorte alcuna, et non sono conosciute, debbano similmente li barcaroli di quelle haver le sue campanelle alle braccia o gambe, et portar le sue banderuole colorate, sì che possino esser conosciuti da chi fossero incontrati, né possino fermarsi in modo alcuno se non alli lochi dove havessero da levar le persone, et quelle con ogni prestezza levate et poste in barca debino partirsi di subito et andar al loro viaggio. Et affine che siano conosciute esse barche a che sestiero serveno, debbano levar le sue bandiere di colore ognuna di esse diferente dal’altro sestiero, et così l’altre dall’altro, sì che ogni sestiere habbi il suo colore differente dagl’altri. Et quelli che per nasconder qualche loro difetto per defraudare overo ad altro mal fine levasse la bandiera dell’altro sestiero sia impicato per la golla.

Intendono anco sue Clarissime Signorie che dalli netezini delle case, picegamorti, barcaruoli, fanti et altri ministri che levano li corpi morti et feriti vien tolto il pagamento da essi miseri per netar esse case et per levar questi per condurli alli Lazaretti et altri luochi a medicar o sepelir, et se non pagano non vogliono condurli. Qual indebiti et ingiusti pagamenti volendo al tutto levar, fano publicamente saper a cadauno che fosse violentado over richiesto da qual si voglia di questi scelerati di pagamento ben che minimo, donativo o cortesia, come chiamano loro per li effetti soprascritti, che in pena di cader lui essendo acusato alla pena istessa del ministro delinquente, debba venir a palesarsi nell’Officio acciò possino sue Signorie Clarissime far quella giusta essecutione alli ordeni per loro fatti o che farano in tal proposito (…).

Oltra di ciò intendendo sue Clarissime Signorie che li netezini o picegamorti nelle case dove vano a levar morti o feriti per levar robbe perdono il tempo tratenendosi longamente in esse case, mangiando, bevendo, cucinando senza alcun risguardo, intanto tenendo impediti li canali, li rii, le strade, li vicini, et con pericolo grande, che alcuno picegamorto, netezino o altro, in pena di essergli tagliato il naso et di servir in galea, bando, preggione et della vita, come parerà a sua Signorie Clarissime, non ardisca in niuna casa dove andarà per cavar morti o feridi, robbe o far altri servitii, né mangiar, né bever, né cucinar, né perder il tempo, ma attender diligentemente alli loro servitii acciochè si schivino li scandoli et li pericoli.

Fu publicata a San Marco et Rialto.


Novi avisi di Venetia – Rocco Benedetti Notaio in Venezia (qui)


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