Documenti – 4. Lazzaretti

Trascrizioni a cura di Luca Molà


Archivio di Stato di Venezia, Provveditori alla Sanità, busta 6, cc. 156v-158r


Sommario dei decreti e provvedimenti emanati dal governo veneziano durante l’epidemia di peste del 1575-1577, compilato dal segretario dei Provveditori alla Sanità Cornelio Morello (1584)

Circa li feriti dal male fu osservato che subito che si haveva notitia di alcuno che fosse ferito dal male contagioso, et che per tale fosse da medici giudicato, veniva mandato al Lazaretto Vecchio, dove erano curati et governati. Guariti poi che erano si mandavano al Lazaretto Novo, dove facevano giorni vintidoi di contumatia [quarantena], nel qual tempo a molti si compivano di saldar le piaghe, non essendo al suo partir dal Lazaretto Vechio compite di saldar, se bene erano in buono statto et fuori di ogni pericolo della vita loro. Et di poi mutati con drapi novi venivano condoti nella città, dove o nella propria casa o in altra dove non vi fossero altre persone né robe facevano giorni otto di contumatia et poi erano licentiati et praticavano liberamente per tutto, né per ciò si vide succiedere disordine alcuno.

(…) Et perché in diverse contrade della città molti feriti dal male recusavano di lasciarsi condur al Lazaretto Vechio, volendo restar nelle case loro et in quelle medicarsi et governarsi, fu in diversi tempi provisto che questi dovessero o volontariamente o per forza esservi condoti, imponendo pene alli inobedienti, giudicandosi esser cosa molto perniciosa (come in vero era) il lasciar li apestati nella città, per causa de quali si sono veduti succiedere molti inconvenienti, con grandissimo danno universale et con augmento del male

(…) Circa li sani delle case dove era morto o ferito alcuno dal male fu osservato che nel medesimo tempo o giorno che erano stati mandati li morti et feriti alli luochi deputati [al Lazzaretto Vecchio e nelle altre isole destinate alla sepoltura dei cadaveri e alla cura degli infetti], (…) si mandavano anche li sani di esse case al Lazaretto Novo per l’Officio della Sanità. (…) Et perché il loco del detto Lazaretto non era capace per il gran numero di persone che vi erano condotte, fu per parte [decreto] del Senato comesso alli Patroni dell’Arsenal che quanto prima dovessero far raccontiar tutte le barche che in quello si ritrovavano comode per mandar le povere persone delle case suspette a far in quelle la loro contumatia al Lazaretto Novo, et di più che facessero fabricar cento burchielle per l’effetto sudetto oltra le sesanta burchielle date per avanti, servendosi anco di un gran numero di barche di ogni sorte, (…) oltra molte che da persone comode erano tolte a nollo per loro magior comodità. Le qual non suplendo al bisogno fu deliberato di fabricar quel numero di caselle [casette] di legname che facesse bisogno nel loco di S. Rasmo et suoi lidi, sì come si fecce, comettendo alli Pressidenti delli sestieri che in esso loco mandassero le persone sane delle case suspette.


Archivio di Stato di Venezia, Provveditori alla Sanità, busta 6, cc. 153r-v


Proposta presentata al governo veneziano da una società per la costruzione di case temporanee in legno dove far trascorrere la quarantena alle persone sane che erano state a contatto con gli infettati

Illustrissimi Signori Sopra Prevededori et Provededori alla Sanità

Noi Felice Brunello et compagni si offerimo far sopra la velme delle casette de tavole et legnami secondo il modello per noi prodotto, senza però altro fornimento né di foghere né di cariole né di altro, solum le casete semplice, a tutte nostre spese, con li patti, modi et conditioni qui sotto descritti, li quali richiedemo per la publica fede di questo felicissimo Imperio siano a noi inviolabilmente osservati in tutto et per tutto dove parerà alli Signori alla Sanità di assegnarne il luocho.

Che chi vorà de ditte nostre casette debbi esser d’accordo con noi, le qual non possano esser tolte né adoperate a niun modo se prima non sarano d’accordo con noi, et che etiam l’Illustrissimi nell’Officio di Vostre Signorie non possino tuor senza nostro consentimento et accordo.

Che possiamo affitar dette nostre casette quel che a noi parerà, et che non siano messo mano in questo ma che siano libere del tutto.

Che niuno possi far le ditte casette né similmente altre che noi mentre durerà il presente morbo, che Dio sia quello che liberi questa città et mai la visiti né di questo né di altro male.

Che ne siano prestate quatro burchielle dell’Arsenal fornite con li remi, forcole et altro, con li battipali, senza alcun pagamento né mendo [rimborso per usura] per tutto il tempo che ne farano bisogno.

Che tutti quelli che anderano in dette nostre casette siano obligati pagar avanti tratto quel tanto che d’accordo saranno de mese in mese, et se vi anderano senza accordo overo se non pagheranno subito siino obligati li Signori della Sanità ad ogni nostra richiesta far svuodar et liberar ditte casette, et non lo facendo siano tenuti ditti Signori ad administrar iustitia in questo negotio et per il tempo che sarano stati dentro, et questo senza scusa alcuna, dovendo noi intimar questo con scrittura registrata poi da un nodaro.

Di più essi Provededori alla Sanità siano tenuti administrar iustitia contra quelli che affittassero ditte casete et ne facessero dani in esse, non intendendo li danni che consumasse il tempo ordinario, et che non possino dar licentia di partir a quelli che con mandato delli Signori alla Sanità siano posti in dette caselle se prima non haverano satisfatto.

Questo è quanto volemo noi compagni dir alle Signorie Vostre Illustrissime, et subito fattane la promessa publica imediate faremo XV casette, et de tempo in tempo anderemo faccendo XV alla volta almeno, secondo il bisogno, che il signor Dio facci sii poco et duri pocco.

Alli XII Luglio 1576


Novi avisi di Venetia – Rocco Benedetti Notaio in Venezia (qui)


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