Documenti – 1. Manifestarsi della peste

Trascrizioni a cura di Luca Molà


Archivio di Stato di Venezia, Provveditori alla Sanità, busta 6, c. 154r


Sommario dei decreti e provvedimenti emanati dal governo veneziano durante l’epidemia di peste del 1575-1577, compilato dal segretario dei Provveditori alla Sanità Cornelio Morello (1584)

Essendo venuto in questa città l’anno 1575 a 25 di giugno un trentino, per quanto lui disse partito dal Borgo di Val Sugana allhora apestato, capitò in casa di messer Vicenzo di Franceschi in contrà de S. Marciliano, nella qual essendo allhora il Franceschi in villa si attrovava un barcaruolo parente di esso trentino lassato dal Franceschi per guarda di detta casa insieme con la moglie et figlioli del barcarolo et alcune massare del Franceschi, in tutto persone sette. Questo essendose ferito di male contagioso per causa di alcuni drapi che haveva portato secco in un valisino o fagotto, morì alli 2 luglio et fu sepulto liberamente, senza che di ciò se ne havesse alcun sospetto. Ma essendo poi in pochi giorni morte nella medesima casa tre donne fu quella per ordine delle Clarissimi Signori alla Sanità sequestrata, et fatti veder li corpi morti da medici furno giudicati esser morti da peste, et medesmamente le doi donne vive esser feritte dal detto male. Per il che furono imediate in tempo di note alla presentia di Clarissimi Provededori alla Sanità di quel tempo et de suoi ministri condoti li morti et feriti al Lazaretto, et anco tutte le robbe di essa casa, dove furono poi abrusciate tutte quelle erano fuori delle casse, et quelle erano nelle casse sborate all’aere per giorni 40. Ma perché quasi tutti li drapi del trentino furno da quelli di casa venduti et impegnati per sovenirlo in quelli pochi giorni che stete amalato, et anco per farlo sepellir, in pochi giorni sì per questa causa come anco perchè quelli di essa casa prima che fossero sequestrati havevano con molti praticato si scoperse il male in diversi lochi della città, benchè da quelli Clarissimi Signori Provededori alla Sanità non fosse in conto alcuno mancato di far quanto si poteva acciò il male non si spargesse per la città, non sparagnando a vigilie, fatiche et ogni altra cosa, con molto pericolo etiam [inoltre] delle loro vite. Non dimeno il male andò ogn’hor più dilatandosi et spargendosi per la città, dove continuò per anni doi.


Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, 2984, Lettere del residente a Venezia Orazio Urbani, cc. 141v-142r


Reazioni incontrollate e diffusione di notizie false

9 giugno 1576

Domenica ochorse un caso ridicolo e pericoloso, e questo fu che a pazo novello venne humore di andare davanti ai Signori della Sanità dicendo essere inspirato di far lor sapere che liberassero la città perché non ci era più male alcuno, e perché fu spedito per quel ch’egli era, egli così andò poi in una parte della città dove erano più case sequestrate e cominciò con furia pazesca a dar di mano a di quelle taule che leggiermente, e come per segno, son confitte in croce sopra alle porte, con dire che così facesse ciascuno perché egli era fante della Sanità, e lo faceva per ordine di quei Signori. Di sorte che subito furno aperte tutte le porte di quella contrada e molte persone andorno in volta, chi a lor devotione e chi a respirare e goder della libertà, ma fu prestamente provisto con severissimo bando a ciò ciascuno tornasse donde s’era partito, ma per questo non restò che l’inconveniente et il pericolo d’infettarsi maggiormente la cità non fosse grande.


Archivio di Stato di Venezia, Provveditori alla Sanità, busta 6, c. 36r


I Provveditori alla Sanità ordinano l’uccisione di cani e gatti randagi

30 giugno 1576

Essendo in questi tempi di suspetto li cani et li gatti che possino portar il male di una casa nell’altra. Però li Clarissimi Signori Sopra Provededori et Provededori alla Sanità fano publicamente a saper ad ognuno che debbano amazzar tutti li cani et li gatti che vano vagabondi per la città, in pena a quelli che fossero desobedienti di pagar lire 25 de piccoli delli loro beni da esser obligati [assegnati] all’acusador.


Novi avisi di Venetia – Rocco Benedetti Notaio in Venezia (qui)


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