CONTRIBUTI

RIALTO DI IERI E OGGI

di Andrea Vio*


Andrea Vio prima dell’emergenza Covid-19 (da sito Nuova Venezia)

Mi chiamo Andrea Vio e volevo parlarvi di Rialto e del Mercato; chiedo scusa in anticipo per il mio linguaggio semplice e spero comprensibile, io faccio parte degli operatori della Pescheria e in particolare della loggetta piccola in riva al Canal Grande.

Sono parecchi anni che la mia famiglia opera qui, da mio nonno in giù (credo fosse il 1954): io stesso sono al Mercato da 45 anni, aiutavo mio padre già durante le vacanze scolastiche.

Il giovane Andrea al banco di famiglia (foto di Maurizio Rossi)

Era una Venezia brulicante di gente e risorse, il popolo si approvvigionava a Rialto per tutto ciò che serviva al vivere quotidiano, ma Rialto significava anche partecipare alla vita della città: ho assistito innumerevoli volte all’incontro casuale tra persone che non si vedevano da tempo perché impegnate nelle loro occupazioni, ma a far la spesa al Mercato si ritrovava e magari beveva un’ombra, un caffè assieme raccontandosi un po’.

Il mercato di Rialto negli anni 70 (da sito Album di Venezia – Fotografi Veneziani – Furneri)

Dicevo che la città intera veniva qui per tutto: pesce, carne, verdura e frutta, pane, latte, caffè. Ricordo una piccola bottega (ora parafarmacia) piena di cassetti e scaffali con vasi di vetro e latta fino al soffitto colmi di spezie, estratti, erbe e fiori e agrumi da tutto il mondo, sacchi di canapa per i  caffè in grani, di juta per i legumi secchi, pannocchie, i profumi e gli odori si fondevano in un misto agrodolce inconfondibile anche a bottega chiusa.

In campo della Pescheria c’era la Maria (ora vini da Pinto), una signora gentile con gli occhiali, sempre truccata e in ordine, che io rammento ormai di una certa età. All’alba era già intenta a “spignattare”, come si dice a VENEZIA, perché alle sette del mattino era già pronta con paste e fagioli, risotto di seppie, bigoli in salsa, nervetti e cicchetti vari e vini in damigiana per la fame e sete “urgente” dei  venditori che dovevano ritornare ai loro banchi e poi a seguire i clienti. Qualche tempo prima, raccontavano i vecchi, c’era anche l’opportunità di “darse una calda” (scaldarsi in piacevole compagnia) nelle giornate più fredde nella camera di sopra, lasciando gli zoccoli tassativamente fuori.

Proprio in Pescheria, nella fondamenta del rio, c’è il ristorante Poste Vecie: con mio Padre avevamo il banco proprio di fronte e io portavo tutti i giorni il pesce in cucina, il proprietario Signor Fulvio Bozzo era un distinto signore molto simpatico con un passato alquanto singolare. Fin da giovane era un cuoco molto dotato e rammento ancora il racconto di come grazie al suo talento si salvò la vita. In tempo di guerra era stato catturato dai tedeschi (non ricordo ora se fosse di origini ebree); mi disse che durante la prigionia cominciò ad aiutare il cuoco degli ufficiali tedeschi diventando in breve titolare e indispensabile per le cene e le convivialità degli ufficiali e così rimase in vita fino all’arrivo degli alleati. Della sua cucina mi colpiva la tipicità veneziana molto marcata. Ricordo una cenetta molto intima alle Poste Vecie che con la mia fidanzata, ora mia moglie, ci siamo regalati per un anniversario, con una accoglienza e un ambiente molto particolare.

Aprile 2020 l’accesso alla pescheria filtrato dalla Protezione Civile (da sito Ogginotizie)

Il parallelo con il Mercato attuale viene spontaneo e mi fa sospirare, come quando si parla di cose perdute e penso alla mancanza di cura e lungimiranza delle autorità cittadine. Ora, dopo l’Acqua Granda di novembre 2019, con l’anno nuovo è arrivato il Covid 19: situazione nuova e imprevedibile per tutti, Rialto ne ha sofferto e ancora non ne siamo fuori in quanto l’afflusso cittadino si è ulteriormente ridotto. Ma Rialto risponde: diversi operatori in attesa della ripresa sono andati incontro alle esigenze della popolazione costretta in casa; io stesso e così altri operatori del pesce, frutta e verdura eccetera, consegnamo a domicilio il prodotto. Vediamo che la gente è contenta, il negozio di vicinato è l’unico modo per mantenere vivi i rapporti personali che ci caratterizzano: si tratta di un “servizio” che il supermercato non può dare. Ci si vede negli occhi e anche con la mascherina il sorriso passa lo stesso, una parola, un ascolto solidale, poca cosa forse ma si mantiene la connessione in città. Il Mercato è anche questo, la vita passa anche da queste cose, il Mercato è sempre stato aperto, noi ci siamo, la mattina prima dell’alba ci facciamo il caffè con una grande moka e si comincia la giornata. La nostra presenza è a disposizione dei Veneziani di cui sentiamo l’affetto e la vicinanza, e ne siamo consapevoli e riconoscenti.

* Andrea Vio membro dell’Associazione Progetto Rialto è un operatore della Pescheria al quale nell’ultimo biennio i media locali e nazionali si sono spesso rivolti per avere una genuina testimonianza sulla quotidianità vissuta dagli operatori del mercato di Rialto tra turismo di massa, calo della residenzialità e il timore di esser gli ultimi tutori di una tradizione commerciale destinata all’estinzione.

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Andrea Vio inizia la sua giornata quando, alle 3 di notte, esce di casa ai Tre Archi. A piedi raggiunge il mercato di…

Pubblicato da Venetians su Domenica 11 agosto 2019
Il profilo di Andrea Vio tracciato per la rubrica Venetians de La Nuova Venezia

Autunno 2018, una giornata con Andrea Vio, pescivendolo di Rialto – La Repubblica

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